Crollo criptovalute: liquidazioni da 1 miliardo per Ethereum, XRP e Solana
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Brutte notizie per il mercato delle criptovalute che continua a registrare perdite milionarie. Dopo i dati sull’occupazione USA arrivati ieri, e peraltro relativi ai mesi precedenti a causa dello shutdown, si è verificato un altro crollo importante che ha interessato Bitcoin, sceso fino agli 83.000 dollari, e le principali crypto
Secondo i dati di Coinglass, ci sono state liquidazioni da 1 miliardo di dollari su Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH), XRP, Solana (SOL). Oltre 252mila i trader liquidati.

Tra gli asset più liquidati della giornata ci sono BTC, ETH, SOL, XRP, ZEC, HYPE, DOGE, TON, ASTER e BNB. Il prezzo di Solana è sceso dell’8% fino a un minimo intraday di 130,52 dollari, mentre XRP ha perso oltre il 7% arrivando a 1,96 dollari.
Crollano le altcoin: non si salva nessuno
A crollare sono soprattutto le altcoin. La giornata è stata un bagno di sangue, con l’intero settore dipinto di rosso.
Le “migliori”, si fa per dire, sono quelle che hanno limitato i danni: XDC con un calo contenuto al –3,1%, LEO attorno al –4% e BCH che arretra di circa –6,8%. Tutto il resto segue una traiettoria decisamente più ripida.
In coda troviamo infatti le peggiori cinque, guidate dal tonfo di CC a –22,3%, seguita da TEL a –20%, NEAR a –17,9%, IP a –17,6% e VIRTUAL che scivola del –17,5%.

Anche per le altcoin più note è profondo rosso: Solana (SOL) arretra dell’11,1%, XRP perde il 9,2% ed Ethereum (ETH) cede il 10,1%. Insomma, il sell-off ha investito l’intero settore, senza lasciare scampo nemmeno ai progetti più famosi e consolidati.
I consigli di 10x Research
Secondo gli esperti di 10x Research, a preoccupare non sono solo i grafici in rosso o i livelli psicologici che saltano, questa è solo la superficie del problema. Ci sono infatti almeno tre grandi motivi dietro a questo crollo.
Il primo è il posizionamento degli ETF su Bitcoin, che negli ultimi giorni è diventato decisivo. Gli acquirenti non sono investitori qualsiasi: gestiscono decine di miliardi, e quando iniziano a vendere lo fanno in modo meccanico e incontrollato. Questo crea un effetto domino: le vendite degli ETF portano a nuove liquidazioni nel mercato dei derivati che, a loro volta, alimentano ulteriori vendite.
Il secondo elemento è il fallimento delle IPO nel settore crypto, il segnale che Wall Street sta diventando più selettiva. Le aziende legate agli asset digitali non riescono a quotarsi o vengono valutate meno del previsto. Questo non è un dettaglio: significa che il capitale istituzionale sta chiudendo il rubinetto proprio mentre il mercato avrebbe bisogno di nuova liquidità. È un contesto in cui i rischi aumentano, ma i flussi in entrata si riducono.
Il terzo punto riguarda un cambiamento silenzioso negli incentivi di Wall Street. Le banche d’investimento stanno rivedendo il modo in cui allocano rischio, capitale e esposizione nei confronti del settore crypto. In un ambiente del genere, la priorità diventa ridurre esposizioni, non aumentarle.
Ed è qui che arriva l’avvertimento più importante di 10x Research: secondo la società, è troppo presto per “comprare il dip”. Non perché i prezzi non siano già scesi abbastanza, ma perché la fase di deleveraging forzato, ovvero la riduzione obbligata delle posizioni da parte degli ETF e di altri investitori istituzionali, non è ancora finita.
Quando la liquidazione è meccanica, non segue logiche di valore: si vende perché si deve, non perché si vuole. E finché questa dinamica non si esaurisce, i rimbalzi rischiano di essere delle trappole.
In altre parole: i grafici mostrano il danno, ma gli ETF, le IPO fallite e il cambio di passo di Wall Street spiegano perché la situazione potrebbe peggiorare invece di migliorare.
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