La “duplicazione del denaro” sulla blockchain è un mito da sfatare
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Negli ultimi giorni sui social sta circolando una tesi suggestiva: con l’arrivo delle stablecoin su blockchain pubbliche e con l’esplosione dei Treasury tokenizzati, sarebbe in corso una sorta di “duplicazione del denaro”. Un’ipotesi che sta diventando virale e che mescola elementi reali a forzature tecniche.
Lo schema raccontato è questo: l’utente deposita 100.000 dollari in banca e riceve una stablecoin di pari valore da usare on-chain. La banca, nel frattempo, investe quei fondi in Titoli di Stato USA e ne incassa il rendimento.
Successivamente l’utente converte le stablecoin in USDC e acquista Treasury tokenizzati come USYC, finanziando di nuovo il debito pubblico, ma attraverso la blockchain. Da qui la conclusione: lo stesso denaro avrebbe finanziato due volte lo Stato, creando una duplicazione di liquidità.

La realtà è più complessa e più interessante
Ma che cosa c’è di vero in queste affermazioni?
Il primo punto è corretto: le banche usano i depositi degli utenti per comprare debito pubblico. È il cuore del sistema bancario moderno e succede da decenni. Le stablecoin non cambiano questo meccanismo, ma lo rendono digitalizzato.
Anche il secondo punto è corretto: i Treasury tokenizzati esistono già. Strumenti come USYC, BUIDL o OUSG rappresentano quote di fondi che detengono veri Titoli del Tesoro USA. Quando un investitore compra questi token, sta finanziando il debito americano.
Terzo passaggio: questi asset possono essere usati come collaterale, ovvero come garanzia per ottenere prestiti in stablecoin. Altra affermazione corretta, visto che già avviene nel mondo De-Fi.
In realtà non esiste una “duplicazione del denaro”. Lo stesso capitale viene riutilizzato più volte lungo una catena che passa dalla banca, ai fondi, fino alla blockchain.
Il denaro depositato viene impiegato dalla banca per l’acquisto di Titoli di Stato, mentre attraverso le stablecoin è possibile accedere ai Treasury tokenizzati. Quegli stessi titoli possono poi essere usati come garanzia per ottenere nuovi prestiti. Non si crea quindi denaro dal nulla: è sempre lo stesso capitale che cambia forma e viene rimesso in circolo più volte.
Questo meccanismo regge solo finché restano solidi tre pilastri fondamentali: la fiducia nelle stablecoin, la liquidità del debito pubblico e la stabilità dei mercati. Se anche uno solo di questi elementi dovesse incrinarsi, l’intera catena rischia di bloccarsi.
Infine, è fuorviante pensare che tutta questa liquidità resti confinata nel mondo crypto. Una parte rilevante continua a rientrare nel circuito tradizionale, mentre la DeFi intercetta solo una quota di questi flussi. Non si tratta dunque di un sistema chiuso che si autoalimenta all’infinito, ma di un collegamento sempre più stretto tra finanza tradizionale e blockchain.
Conclusione
La “duplicazione del denaro” di cui si parla nei thread è una metafora comunicativa efficace, ma dal punto di vista tecnico è imprecisa. Non si sta creando nuova moneta dal nulla. Quello che sta prendendo forma è un fenomeno più strutturato: l’integrazione sempre più stretta tra debito pubblico, sistema bancario tradizionale e infrastruttura crypto.
In pratica, strumenti che prima vivevano in compartimenti separati, Titoli di Stato, banche, stablecoin, piattaforme DeFi, stanno iniziando a parlare la stessa lingua operativa, grazie alla tokenizzazione e alla circolazione on-chain del valore. Questo permette allo stesso capitale di essere utilizzato più volte come garanzia, come investimento e come base per nuovi prestiti. È qui che nasce l’effetto moltiplicatore.
Il punto delicato è però la leva finanziaria. Fino a pochi anni fa certi livelli di leva erano possibili solo nei mercati istituzionali, attraverso banche d’investimento, fondi e derivati OTC. Oggi gli stessi meccanismi sono accessibili anche on-chain, in modo più veloce, automatico e con meno filtri.
Questo non rappresenta una scorciatoia verso un bull market eterno. Al contrario, significa che il mercato diventa più efficiente, ma anche più fragile. La leva amplifica i rendimenti quando il ciclo è favorevole, ma anche le perdite quando il ciclo finisce.
Ed è qui che emerge il rischio: quando la leva cresce, cresce anche l’effetto domino in caso di stress del sistema. Se diminuisce la fiducia nelle stablecoin, se la liquidità dei Treasury si riduce, o se i mercati entrano in una fase di forte turbolenza, la stessa struttura che oggi spinge la crescita può trasformarsi in un disastro.
In altre parole, non si sta assistendo a un colpo di genio finanziario capace di abolire i cicli. Si sta assistendo alla trasposizione dell’ingegneria finanziaria tradizionale dentro l’infrastruttura blockchain. I meccanismi sono gli stessi. Cambiano solo la velocità e il perimetro operativo.
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