Legalizzazione delle criptovalute in Ucraina: il parlamento fa il primo passo
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Il parlamento ucraino ha approvato in prima lettura la legge sulla legalizzazione delle crypto. La norma fissa un’aliquota fiscale del 23% e cerca di arginare perdite per 10 miliardi di dollari dovute a flussi illeciti e vulnerabilità legate alla guerra.
La nuova legge è stata approvata con 246 voti e prevede una tassazione combinata del 23% sui profitti da attività legate ad asset virtuali. L’obiettivo è colmare importanti lacune normative che finora hanno permesso ad attività criminali di far girare miliardi di dollari.
La proposta introduce un’imposta sul reddito delle persone fisiche del 18%, più un contributo alla spesa militare del 5% sui guadagni crypto. Durante il primo anno dall’entrata in vigore della norma, si prevede un’aliquota agevolata del 5% sulle conversioni in valuta fiat.
A confermare l’approvazione della legge è stato il deputato Yaroslav Zhelezniak che ha però evidenziato che ci saranno ulteriori modifiche importanti al testo di legge prima della seconda lettura.
Non è ancora chiaro se l’autorità competente sarà la Banca Nazionale dell’Ucraina o la Commissione nazionale per i titoli e il mercato azionario. Inoltre, il parlamento deve ancora esprimersi sui dettagli attuativi.
Secondo le stime del Royal United Services Institute, l’Ucraina ha perso almeno 10 miliardi di dollari tra fondi rubati e mancato gettito fiscale a causa del vuoto normativo sulle crypto.
I mercati over-the-counter e le vulnerabilità legate al conflitto hanno trasformato il Paese in un hub sempre più florido per il riciclaggio di denaro e i crimini informatici.
I danni finanziari provocati dalla guerra spingono verso nuove norme attuative
Il Royal United Services Institute ha lanciato l’allarme: l’Ucraina rischia di subire nuovi danni del sistema finanziario e la perdita di entrate fiscali indispensabili.
L’analisi del centro di ricerca sulla sicurezza nazionale, ha evidenziato rischi specifici legati alle attività OTC. Il Paese rischia di diventare un polo d’attrazione per le attività estorsive e criminali specie da parte della controparte russa. Qui le crypto giocano un ruolo chiave per aggirare sanzioni e limiti imposti dallo stato di guerra.
Sebbene la legislazione sulle crypto sia stata approvata già all’inizio del 2022, il quadro normativo non è mai entrato in vigore a causa dell’assenza di regole fiscali.
Se l’Ucraina vorrà entrare in Europa, dovrà adeguare le proprie norme sulle crypto agli standard europei entro la fine del 2025, per evitare un possibile declassamento da parte della Financial Action Task Force.
Le reti criminali interne sfruttano i cittadini più vulnerabili attraverso schemi di “money mule” che costano al Paese circa 24 milioni di dollari al mese. In pratica, chi accetta di riciclare denaro attraverso il proprio conto bancario può ottenere almeno 120 dollari. Su Telegram, invece, prospera il traffico di droga in cambio di pagamenti in crypto.
La rete di attività criminali russe supera i confini ucraini
Le attività di riciclaggio crypto ricollegabili alla Russia si estendono anche oltre i confini ucraini, e coinvolgono reti in Kirghizistan e altre giurisdizioni regionali.
Regno Unito e Stati Uniti hanno imposto sanzioni nei confronti dei gruppi che si servono della stablecoin ancorata al rublo A7A5. Lo stesso vale anche contro exchange sospettati di continuare le operazioni proibite dopo l’intervento delle autorità nel marzo 2025.
Dopo l’approvazione delle normative in merito, il Kirghizistan si è trasformato in un hub crypto ed è stato presto usato dai russi per aggirare le sanzioni imposte dopo l’inizio delle ostilità contro l’Ucraina.
Nel 2024, le attività crypto di copertura hanno generato rendimenti per 4,2 miliardi di dollari e hanno permesso ai gruppi paramilitari russi di ottenere finanziamenti indisturbati.
L’analisi della società di ricerca TRM Labs ha evidenziato un coordinamento tra le operazioni dell’exchange russo Garantex ora inattivo e nuove entità registrate in Kirghizistan come Grinex e Meer. Qui lo schema delle transazioni è simile e consente prelievi tramite la stablecoin russa A7A5.
La crescita della portata dell’attività crypto spinge i governi a determinare nuove regole fiscali
La nuova tassa militare ucraina mira a finanziare la difesa e a sviluppare un sistema fiscale completo, ispirandosi a modelli internazionali. La legge prevede aliquote agevolate per alcune categorie, oltre alla normale tassazione dei profitti da asset digitali.
In passato il parlamento aveva già proposto una legge per consentire alla Banca Nazionale dell’Ucraina di detenere Bitcoin e altre crypto nelle riserve nazionali, lasciando alla banca centrale la decisione su tempi, modalità e quantità, senza obbligo di investimento.
Anche nel resto del mondo le cose stanno cambiando. Per esempio, la Thailandia ha introdotto un’esenzione quinquennale dall’imposta sui guadagni crypto generati tramite piattaforme autorizzate, valida da gennaio 2025 a dicembre 2029. Il governo prevede di incassare oltre un miliardo di baht in entrate fiscali indirette grazie all’effetto economico complessivo, nonostante l’esenzione.
In Giappone, al contrario, si applicano aliquote fino al 55% sui profitti. Un sondaggio di settore ha rivelato che l’84% dei trader aumenterebbe gli investimenti se si adottasse un’aliquota fissa al 20% sui capital gain. La Japan Blockchain Association ha presentato petizioni per ottenere una tassazione sui guadagni in conto capitale al posto dell’attuale classificazione come reddito.
Negli Stati Uniti, il membro dell’Assemblea di New York Phil Steck ha proposto una tassa dello 0,2% su tutte le transazioni di asset digitali per finanziare programmi di prevenzione dall’abuso di sostanze nello Stato. In questo caso, i sostituti d’imposta sarebbero gli stessi exchange e i protocolli DeFi che dovrebbero farsi carico di nuove sfide legali.
In tutto il mondo si discute di introdurre un coordinamento unico sulla tassazione crypto grazie al Crypto-Asset Reporting Framework dell’OCSE, che dovrebbe essere operativo entro il 2027.
Diversi Paesi del G20 si sono impegnati ad adottare il sistema, anche se l’attuazione varia molto tra le diverse giurisdizioni.
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