Le stablecoin ormai competono con Visa e PayPal
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I volumi delle stablecoin continuano a crescere. Ormai tra le reti di pagamento più grandi al mondo, muovono trilioni di dollari on-chain e sono diventate un pilastro nella finanza digitale.
Il nuovo report “State of Crypto 2025” di Andreessen Horowitz ( a16z, uno dei più importanti fondi di venture capital della Silicon Valley), pubblicato ieri, 22 ottobre, mostra che le stablecoin hanno elaborato 46 trilioni di dollari di volume totale di transazioni in un anno, con un aumento del 106% rispetto all’anno prima.
Per a16z, la loro ascesa è la prova che il settore sta diventando maturo e stabile. Anche se parte di quel volume proviene dal trading e non dai pagamenti retail, i numeri restano impressionanti.
Le stablecoin sono vicine ai volumi della rete bancaria americana
L’attività delle stablecoin è ormai paragonabile a quella dell’Automated Clearing House (ACH) statunitense, la rete elettronica che gestisce la maggior parte dei depositi diretti, stipendi e pagamenti ricorrenti delle banche americane.
Il traguardo evidenzia che le stablecoin stanno iniziando a operare su una scala paragonabile a quella dell’infrastruttura che sostiene la finanza tradizionale.
Se si escludono le transazioni automatizzate o generate da bot, le stablecoin hanno gestito circa 9 trilioni di dollari negli ultimi 12 mesi, in aumento dell’87%.
Un volume che equivale a più della metà dei pagamenti annuali elaborati da Visa e a oltre cinque volte quelli di PayPal.

Negli anni passati, le stablecoin venivano utilizzate quasi esclusivamente per entrare e uscire da posizioni speculative.
Oggi, invece, sono diventate uno dei mezzi più rapidi e economici per inviare dollari digitali in tutto il mondo: le transazioni si chiudono in meno di un secondo e con costi inferiori al centesimo.
Il report di a16z le definisce ” la spina dorsale dell’economia on-chain”, visto che alimentano le rimesse, i pagamenti transfrontalieri e i servizi finanziari decentralizzati.
Dominano Tether e USDC, ma aumenta la concorrenza
L’utilizzo delle stablecoin continua a crescere. A settembre, il volume mensile rettificato delle transazioni ha toccato il massimo storico di 1,25 trilioni di dollari, mostrando una crescita solida e indipendente dalle dinamiche speculative del mercato crypto.
Secondo Andreessen Horowitz (a16z), questa tendenza evidenzia una domanda organica e un impiego sempre più concreto nel mondo reale.
Anche l’offerta complessiva ha raggiunto livelli senza precedenti, superando i 300 miliardi di dollari. Le due principali stablecoin, Tether (USDT) e USD Coin (USDC), detengono insieme l’87% dell’intero segmento.

Le blockchain più utilizzate restano Ethereum e Tron, che insieme hanno movimentato circa 772 miliardi di dollari in transazioni solo nel mese di settembre, pari a circa due terzi del volume globale.
Anche se il segmento rimane dominato dai grandi player storici, stanno emergendo nuovi emittenti.
Gli sviluppatori stanno creando anche stablecoin “peggate” a valute fiat locali e costruite su blockchain pensate per mercati specifici, in modo da ampliare l’offerta.
Le stablecoin arriveranno a $3.000 miliardi entro il 2030
Secondo i dati di Andreessen Horowitz (a16z), le stablecoin sono ormai una forza macroeconomica a tutti gli effetti. Oltre l’1% dei dollari statunitensi in circolazione è in forma tokenizzata su blockchain pubbliche.
Le riserve che ne sostengono il valore detengono più di 150 miliardi di dollari in Treasury USA, il che colloca le stablecoin al 17° posto tra i maggiori detentori al mondo, davanti a molti paesi sovrani e in crescita rispetto al 20° posto del 2024.
Tutto questo accade in un momento in cui molte banche centrali stanno riducendo l’esposizione al debito pubblico americano e aumentando le riserve auree per la prima volta in trent’anni.
Anche se la domanda per i Treasury USA si è indebolita, la maggior parte delle stablecoin è “peggata” al dollaro, contribuendo a consolidare il ruolo della valuta come principale riserva mondiale.
A16z prevede che il segmento delle stablecoin potrebbe crescere di dieci volte, superando i 3.000 miliardi di dollari entro il 2030.
Il rapporto conclude che le stablecoin, un tempo strumento di trading di nicchia, sono ormai un pilastro della finanza digitale. Collegano il sistema monetario tradizionale con l’infrastruttura blockchain e, per la prima volta, iniziano a competere con giganti come Visa e PayPal.
Sul piano normativo, gli Stati Uniti si sono mossi per primi. L’approvazione del GENIUS Act e, più di recente, del CLARITY Act alla Camera ha segnato un raro consenso bipartisan nel definire normative chiare per le stablecoin.
In Europa, invece, il quadro resta ancora indefinito. Per questo il Financial Stability Board (FSB) sta spingendo per un insieme di regole comuni a livello globale, fondate su trasparenza e cooperazione tra Stati.
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