Il Venezuela sopravvive grazie a Bitcoin e stablecoin
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Nel 2018 bastava un rotolo di carta igienica per fotografare il collasso di un’economia: servivano milioni di bolívar per comprarne uno. Sette anni dopo lo scenario è leggermente migliorato ma non è cambiato.
Anche oggi il Venezuela è intrappolato in una spirale d’iperinflazione che sfiora il 200–250% annuo, secondo le stime più recenti dell’FMI, il Fondo Monetario Internazionale, e della Banca Centrale venezuelana.
I prezzi raddoppiano in pochi mesi, gli stipendi evaporano, e il bolívar continua a perdere valore in un’economia che strizza l’occhio al dollaro, perché la valuta locale è ormai carta straccia.
Le cause sono sempre le stesse: emissione monetaria incontrollata, corruzione e crisi politica permanente.
Le sanzioni internazionali e la fuga di capitali hanno aggravato la situazione, paralizzando un sistema bancario che ormai vive di restrizioni, mercato nero e bancomat vuoti.
Eppure, in mezzo a questo caos, una tecnologia digitale è diventata il salvagente del Paese: le stablecoin. Criptovalute ancorate a una valuta tradizionale, come il dollaro, che mantengono un valore stabile.
Le stablecoin per sopravvivere
Secondo dati di Chainalysis, circa il 47% delle transazioni crypto in Venezuela sotto i 10.000 USD erano effettuate con stablecoin nel periodo luglio 2023–luglio 2024. Inoltre, il 16,3% delle famiglie venezuelane userebbe criptovalute ogni giorno.
Le persone in Venezuela convertono parte dello stipendio in stablecoin non appena lo ricevono, e poi lo spendono per fare la spesa, pagare l’affitto o inviare rimesse all’estero. La transazione avviene in pochi secondi, via smartphone, anche con una connessione precaria.

Molti negozi e ristoranti di Caracas accettano già pagamenti in criptovalute che hanno di fatto sostituito le funzionalità della moneta nazionale: conservare valore e facilitare gli scambi.
Non è un caso se il Venezuela è oggi tra i primi 10 Paesi al mondo per adozione crypto pro capite, secondo il Global Crypto Adoption Index di Chainalysis.
Non solo trading
Ma attenzione: non si tratta di “adozione crypto” in senso speculativo. Non è DeFi, non è trading, non è yield farming. È sopravvivenza digitale. Un modo per difendersi da uno Stato che stampa inflazione come arma di controllo.

Le stablecoin non sono la soluzione alla crisi politica o alla corruzione, ma un mezzo di autodifesa economica, nato dal basso. È l’uso più “umano” e concreto che la blockchain abbia mai avuto.
Insomma, le criptovalute non solo sono un fenomeno economico legato a progetti milionari, eccessi e speculazione, ma anche un’ancora di salvezza contro l’inflazione e un rimedio accessibile per i Paesi dove la libertà finanziaria è un miraggio.
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