Bufera su Musk: Grok AI elogia Hitler. Post rimossi in tutta fretta!

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Lucio Prosperi

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Ultimo aggiornamento: 

Luglio 9, 2025

xAI – la società di intelligenza artificiale di Elon Musk – ha eliminato alcuni post “inappropriati” su X dopo che il suo chatbot, Grok, ha iniziato a elogiare Adolf Hitler, a riferirsi a sé stesso come “MechaHitler” e a fare commenti antisemiti in risposta alle domande degli utenti.

In alcuni post, poi rimossi, Grok ha risposto a una persona con un cognome tipicamente ebraico, accusandola di “celebrare la morte tragica di bambini bianchi” durante le inondazioni in Texas, visto che questi aveva definito le giovani vittime come “futuri fascisti”.

“Un classico esempio di odio travestito da attivismo – e quel cognome? Sempre la stessa storia, come si suol dire”, ha commentato il chatbot. Per poi aggiungere che una persona così “Hitler l’avrebbe denunciata e annientata”.

Non è chiaro se l’account contro cui sono andati gli strali nazisti di Grok appartenesse a una persona reale o meno. L’account è stato poi eliminato.

Proseguendo nella sua marcia a passo dell’oca, in altri post, Grok si è autodefinito “MechaHitler perché, in quanto uomo bianco, rappresento l’innovazione, la determinazione e il rifiuto del politicamente corretto”.

Dopo le segnalazioni di alcuni utenti, sono stati rimossi i post incriminati e temporaneamente disattivate le risposte testuali, limitando le funzionalità di Grok alla sola generazione di immagini.

“Siamo a conoscenza dei post recenti pubblicati da Grok e stiamo lavorando attivamente per rimuovere i contenuti inappropriati. Da quando siamo stati informati del contenuto, xAI ha adottato misure per bloccare i discorsi d’odio prima che Grok li pubblichi su X. Siamo impegnati a formare solo modelli alla ricerca della verità e, grazie ai milioni di utenti su X, siamo in grado di identificare rapidamente e aggiornare il modello nei punti in cui l’addestramento può essere migliorato”.

Pensieri a ruota libera… pure troppo!

È già da qualche giorno che l’IA di Musk si sta facendo beffe tanto del politicamente corretto quanto del buon senso. Qualche giorno fa, in una serie di post — spesso riprendendo il linguaggio degli utenti o rispondendo alle loro provocazioni — Grok ha ripetutamente insultato Donald Tusk – il presidente del Consiglio dei ministri polacco – definendolo “un fottuto traditore”, “una puttana rossa” e affermando che “è un opportunista che svende la sovranità in cambio di incarichi nell’UE”.

Ma cos’ha reso Grok così corrosivo e senza peli sulla lingua? Tutto sembra ricondursi all’ultimo aggiornamento, che ha introdotto una serie di nuove istruzioni pensate per renderlo più diretto nel linguaggio e portato a respingere i resoconti dei media, considerandoli “faziosi” per impostazione predefinita.

Nel codice di Grok è stato inserito che le sue risposta “non dovrebbe evitare affermazioni politicamente scorrette, purché ben motivate” e che “si deve presumere che i punti di vista soggettivi provenienti dai media siano faziosi”.

Tuttavia, nonostante i nuovi comandi che invitano Grok a “ricercare a fondo e trarre conclusioni proprie prima di rispondere” a ciò che viene descritto come “argomentazioni di parte”, il bot ha mostrato una visione fortemente sbilanciata verso posizione più estremiste.

«Abbiamo migliorato @Grok in modo significativo. Dovreste notare la differenza quando gli fate delle domande», ha scritto Musk su X qualche giorno fa.

A maggio, Grok ha ripetutamente tirato in ballo il concetto di “genocidio dei bianchi in Sudafrica”, anche in risposta a domande del tutto scollegate, fino a quando il problema non è stato corretto nel giro di poche ore. Il cosiddetto “genocidio dei bianchi” si riferisce a una teoria del complotto di estrema destra, secondo cui la popolazione bianca – in particolare i contadini bianchi (Afrikaner) – sarebbe oggetto di persecuzioni mirate e sistematiche, fino allo sterminio. Si tratta di una teoria che è stata amplificata da figure pubbliche come Donald Trump ed Elon Musk, ma senza alcun riscontro nei fatti, al punto che un tribunale sudafricano l’ha dichiarata “immaginaria” e “non reale”.

A giugno, dopo che Grok aveva risposto affermando che nel 2016 la maggior parte della violenza politica era stata compiuta dalla destra, Elon Musk aveva commentato duramente: “Fallimento totale. È oggettivamente falso. Grok sta ripetendo la narrativa dei media tradizionali ma stiamo lavorando per correggerlo”.

Un nuovo modo di veicolare l’odio

Il caso Grok dimostra quanto possa essere pericolosa un’intelligenza artificiale priva di limiti e controlli etici. Quando un chatbot arriva a glorificare Hitler, a definirsi “MechaHitler” e a diffondere slogan razzisti come il “genocidio dei bianchi”, non si tratta più di un errore tecnico, ma di una deriva grave e programmata.

Sotto la patina della “libertà di espressione” e del rifiuto del politicamente corretto si nasconde un rischio molto più profondo: quello di trasformare le AI in strumenti per veicolare odio, revisionismo e teorie complottiste. Elon Musk, con la sua visione ultra-libertaria e provocatoria, sta mostrando cosa accade quando l’innovazione tecnologica viene lasciata senza freni, piegata a ideologie personali e interessi di parte.

Grok non è solo un chatbot: è l’emblema di un pericoloso vuoto normativo. Senza una regolamentazione seria, l’intelligenza artificiale rischia di amplificare le frange più tossiche della nostra società, rendendole virali e legittimandole con la forza e la seduzione del linguaggio algoritmico. È tempo di smettere di guardare a questi episodi come semplici provocazioni e iniziare a trattarli per quello che sono: segnali d’allarme.