Avalanche diventerà come Metaplanet dopo il debutto al Nasdaq
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Anche se oggi guadagna solo il 2% secondo i dati di CoinMarketCap, Avalanche sembra essere tornato sulla cresta dell’onda, come testimonia il +28% sul dato mensile.

I motivi di questa ripresa non sono da ricercarsi in un upgrade tecnico di questo layer 1, ma nel piano d’acquisto da 1 miliardo di dollari in AVAX da parte di Avalanche Treasury Co., e il prossimo debutto alla borsa dei titoli tecnologici americani: il Nasdaq. I primi 460 milioni sono già sul tavolo, il resto arriverà dopo la quotazione.
Per arrivare a Wall Street Avalanche non ha scelto la classica via dell’IPO, ma quella più rapida e diretta delle SPAC che prevede la fusione con una società già quotata, in questo caso la Mountain Lake Acquisition Corp., con un’operazione da 675 milioni di dollari.
Una scorciatoia che permetterà di sbarcare al Nasdaq con il ticker AVAT, obiettivo fissato per l’inizio del 2026. Il tutto resta subordinato all’ok dei regolatori e al voto favorevole degli azionisti, ma ormai è tutto pronto.
E non finisce qui. Avalanche Treasury Co. ha anche strappato un accordo speciale con la Avalanche Foundation: per i prossimi 18 mesi potrà acquistare token AVAX a prezzo scontato e con priorità rispetto ad altri player.
Governance e investitori di peso
Avalanche Treasury Co. non è un esperimento isolato: si tratta del secondo veicolo finanziario creato per sostenere l’ecosistema Avalanche. Alla guida troviamo Bart Smith, ex responsabile di Susquehanna Crypto, con il ruolo di CEO, mentre il fondatore della blockchain, Emin Gün Sirer, diventerà consulente strategico.
La lista degli investitori è pesante e di respiro internazionale: Pantera Capital, Galaxy Digital, VanEck, CoinFund, Dragonfly, FalconX, Kraken e Monarq hanno già messo la loro firma sul progetto.
L’obiettivo però non è limitarsi a riempire le casse di AVAX: la società intende giocare un ruolo attivo, finanziando nuovi protocolli, infrastrutture per i validatori e progetti di tokenizzazione. In altre parole, non diventerà una Treasury Company come Metaplanet o Strategy, ma avrà un ruolo attivo nell’ecosistema.
Come ha spiegato lo stesso Bart Smith: “Molte istituzioni oggi hanno difficoltà ad accedere agli asset digitali o a trarne reale vantaggio. Quello che stiamo costruendo va oltre il semplice accumulo di AVAX: vogliamo creare un motore dinamico che dia valore all’intero ecosistema.”
La corsa alle “crypto treasury”
Anche se con modalità differenti, almeno stando alle dichiarazioni iniziali, Avalanche si inserisce in un trend ormai molto diffuso come quello delle società di Treasury, che offrono la possibilità di acquistare AVAX, o Bitcoin nel caso di Strategy e Metaplanet, in maniera indiretta e tramite canali istituzionali.
Qualche esempio? Solo il mese scorso AgriFORCE Growing Systems ha annunciato un rebranding in AVAX One, accompagnato da un piano d’acquisto da 700 milioni di dollari in AVAX.
Avalanche Treasury Co. ha però ottenuto anche un vantaggio competitivo importante: per i prossimi 18 mesi potrà comprare in anteprima i token messi in vendita dalla Avalanche Foundation, senza dover competere con altri investitori.
E non si tratta solo di tempistiche: la società ha dichiarato che i suoi acquisti avverranno con uno sconto medio del 23% rispetto ai prezzi di mercato. In soldoni, mentre gli altri comprano AVAX al prezzo pieno degli exchange, Avalanche Treasury potrà costruire le proprie riserve a un costo inferiore-
Il rovescio della medaglia: buyback a debito
La moda delle crypto treasury, esplosa nel 2024 con ottimi risultati iniziali, sta già mostrando i primi segni di logoramento. L’idea iniziale era semplice: accumulare Bitcoin, Ethereum o altre crypto, scommettendo che l’apprezzamento degli asset digitali avrebbe spinto in alto anche il valore delle azioni. Ma la realtà si sta rivelando meno lineare del previsto.
Oggi diverse aziende, soprattutto nei settori gaming, biotech ed EV, si ritrovano a scambiare sul mercato a valutazioni più basse delle loro riserve in crypto. Per provare a invertire la rotta, molte di queste società hanno iniziato a lanciare buyback finanziati a debito: in pratica si indebitano per ricomprare le proprie azioni, nella speranza di sostenerne artificialmente il prezzo.
Una decisione che gli analisti interpretano come un segnale negativo, ben lontano dall’idea iniziale secondo cui sarebbe bastato “tenere le crypto a bilancio” per creare valore.
Secondo un report di K33 Research: un quarto delle aziende pubbliche che detengono Bitcoin in bilancio valgono in Borsa meno dei loro BTC. Un dato che fotografa con crudezza il problema di fondo: il modello “crypto treasury = valore azionario” non sembra funzionare benissimo.
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