Amazon contro l’AI di Perplexity è un problema anche per Bitcoin e Crypto?
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Sta tenendo banco in questi giorni la dura presa di posizione di Amazon contro l’intelligenza artificiale di Perplexity, colpevole di aver creato un agente AI in grado non solo di eseguire ricerche commerciali per l’utente, ma anche di finalizzare in totale autonomia, previo consenso, l’acquisto.
Tanto per fare un esempio, l’agente AI è in grado di eseguire una nostra richiesta specifica, come ad esempio quello di un pezzo di ricambio per l’auto o un gadget tecnologico, selezionare quello venduto al miglior prezzo in base alle caratteristiche, ed acquistarlo.
Secondo Amazon, Perplexity avrebbe introdotto degli agenti AI travestiti da browser, senza dichiararlo, un comportamento che violerebbe le regole interne e comprometterebbe la fiducia alla base dell’intero ecosistema. Gli agenti agirebbero come utenti legittimi mentre raccolgono dati, testano prezzi e analizzano il comportamento dei venditori senza autorizzazione.
Amazon parla addirittura di possibili violazioni del Computer Fraud and Abuse Act e della legge californiana sulla privacy, lasciando intendere che la battaglia non sarà solo tecnologica, ma anche legale.
Cosa nasconde questa disputa?
Dietro questa disputa online si nasconde però una partita cruciale, una battaglia che potrebbe ridefinire il modo in cui interagiamo con il web, e forse anche con l’intelligenza artificiale.
Il tema è quello del controllo degli agenti AI. Fino a che punto potranno muoversi liberamente nel web e saremo davvero in grado di distinguerli dagli esseri umani in un prossimo futuro.
Per Amazon c’è anche un aspetto commerciale importante, visto che la vendita on-line si basa su meccanismi e algoritmi complessi, oltre all’utilizzo di codici referral che sono ormai diventati cruciali.
Come spiegava George Akerlof in The Market for Lemons, i mercati funzionano grazie all’informazione imperfetta: chi sa di più, guadagna di più. Ma con l’arrivo degli agenti AI quell’asimmetria scompare.

L’AI è in grado di analizzare ogni dato, eliminando i margini di errore e rendendo i prezzi immediatamente comparabili. Nel retail questo vuol dire fine dei banner e della pubblicità che indirizza le scelte.
Un agente AI non dorme, non si lascia influenzare, non paga commissioni occulte: compra dove conviene e vende dove serve, in tempo reale. Per Amazon è una minaccia diretta al suo modello di business.
E nel mondo crypto?
Quello che nel mondo dei consumatori sembra una novità, nel settore crypto è già realtà. Negli exchange, infatti, esistono già sistemi in grado di sfruttare le differenze di prezzo tra un mercato e l’altro, acquistando un token dove costa meno e rivendendolo dove vale di più: è il cosiddetto arbitraggio.
Piattaforme come 1inch, Paraswap o Matcha lo fanno da tempo, aggregando le quotazioni di decine di DEX per offrire automaticamente il prezzo migliore. Finora, però, tutto questo richiedeva l’intervento umano: l’utente decideva quando e quanto spostare.

Con l’arrivo degli agenti AI autonomi, le cose cambieranno. Queste intelligenze saranno in grado di analizzare in tempo reale migliaia di transazioni, spostare la liquidità dove serve e valutare se il differenziale di prezzo giustifica l’operazione.
Una trasformazione perfettamente legale, ma dirompente per chi finora ha guadagnato sugli spread e sulle inefficienze del mercato.
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