Per Glassnode il ciclo quadriennale di Bitcoin non è ancora morto
Crediamo nella completa trasparenza con i nostri lettori. Alcuni dei nostri contenuti includono link di affiliazione e potremmo guadagnare una commissione attraverso queste partnership. Tuttavia, questa potenziale compensazione non influenza mai le nostre analisi, opinioni o pareri. I nostri contenuti editoriali vengono creati indipendentemente dalle nostre partnership di marketing e le nostre valutazioni si basano esclusivamente sui nostri criteri di valutazione stabiliti. Per saperne di più clicca qui.

Un nuovo report della piattaforma di analisi on-chain Glassnode ha rimesso in discussione la teoria che il ciclo quadriennale di Bitcoin sia ormai superato, come sostengono molti analisti.
L’analisi on-chain mostra infatti che la struttura del ciclo attuale e i livelli di profit-taking degli holder a lungo termine ricalcano fedelmente i pattern storici.
Nei cicli 2015-2018 e 2018-2022, i massimi storici si sono registrati con un ritardo di 2-3 mesi rispetto al punto in cui ci troviamo oggi.
Per Glassnode il ciclo di Bitcoin tiene e non è morto
L’analisi della società è in netto contrasto con le dichiarazioni di diversi esperti, tra cui il CEO di CryptoQuant, Ki Young Ju, che ha dichiarato che “il ciclo è morto”, e il CIO di Bitwise, Matt Hougan, secondo cui l’effetto dell’ halving sarebbe ormai marginale, sostituito dai flussi istituzionali.
Eppure, secondo Glassnode, l’attuale ciclo di Bitcoin è tra i più duraturi in termini di BTC rimasti in profitto, superato solo da quello del 2015-2018. Un segnale che il modello ciclico è ancora vivo e segue gli schemi già osservati in passato.
Un altro fattore è il calo della domanda. Il nuovo record di Bitcoin sopra i 124.000 dollari non ha attirato nuovi capitali come previsto. La capitalizzazione realizzata (realized cap) è cresciuta solo del 6%
Gli afflussi si sono indeboliti e la capitalizzazione realizzata è cresciuta appena del 6% in un mese, ben sotto al 13% registrato durante il breakout della soglia dei 100.000 dollari a fine 2024.
Un andamento che ricalca le dinamiche tipiche di fine ciclo già viste nei picchi precedenti del mercato di Bitcoin.

Intanto l’adozione da parte delle istituzioni sta continuando a aumentare. Il colosso dell’edilizia di Hong Kong Ming Shing Group ha annunciato che intende comprare 4.250 Bitcoin, per un valore di 483 milioni di dollari. Sono già 297 gli enti pubblici che detengono complessivamente oltre 3,67 milioni di BTC.
Sono presenti altri segnali di fine ciclo
I mercati dei derivati continuano a riflettere un forte interesse per il rischio, tipico delle ultime fasi di un bull market.
L’Open Interest sui futures su Bitcoin, ovvero il valore totale delle posizioni aperte non ancora chiuse o liquidate, resta elevato, attorno ai 67 miliardi di dollari, nonostante la correzione dell’asset.

La chiusura di 2,3 miliardi di dollari in posizioni aperte durante l’ultima fase di vendite ha segnato uno dei 23 giorni di trading più intensi mai registrati.
Anche la leva sulle altcoin ha raggiunto livelli estremi: le posizioni aperte sulle prime crypto sono salite fino a 60,2 miliardi di dollari, per poi scendere di 2,6 miliardi con la correzione del mercato. Si è trattato del decimo calo più forte nella storia dei derivati sulle altcoin.

Il dominio dei derivati su Ethereum ha toccato livelli elevati. L’Open Interest ha raggiunto il 43,3%, posizionandosi al quarto posto nella classifica, rispetto al 56,7% di Bitcoin.
Ancora più rilevante è il dato sui futures perpetui: Ethereum ha raggiunto un massimo storico del 67% di volume, segnando un cambiamento nella dinamica di mercato, con i trader indirizzati verso le altcoin.
Le liquidazioni combinate delle principali altcoin hanno raggiunto un picco di 303 milioni di dollari al giorno, più del doppio rispetto a quelle dei futures su Bitcoin.

Nel weekend le liquidazioni hanno raggiunto livelli elevati, classificandosi al 15° posto tra i maggiori eventi di sempre per volume.
A causarle è stato un forte aumento dell’esposizione con leva da parte dei trader sulle altcoin.
Per Glassnode, però, molte delle chiusure sembrano essere state volontarie e non forzate.
Durante la formazione del massimo storico, le liquidazioni short hanno raggiunto 74 milioni di dollari, mentre quelle long sono salite a 99 milioni durante le successive fasi di ribasso.
Profitti record per gli holder: superati tutti i cicli tranne quello del 2015-2018
Secondo Glassnode, nel ciclo attuale l’offerta di Bitcoin è rimasta in profitto per 273 giorni, il secondo periodo più lungo mai registrato dopo i 335 giorni del ciclo 2015-2018.

Gli holder a lungo termine hanno incassato profitti superiori a tutti i cicli passati, tranne quello del 2016-2017. Una dinamica che riflette la pressione di vendita tipica della fase finale. Le prese di profitto restano coerenti con lo schema classico: i detentori consolidati distribuiscono ai nuovi entrati nel mercato durante le fasi euforiche.
Durante il recente massimo, i volumi di prese di profitto sono stati molto più bassi rispetto ai breakout a 70.000 e 100.000 dollari. Segnale che il mercato ha faticato a mantenere lo slancio nonostante la minore pressione da parte dei vecchi holder.
Nell’attuale correzione si sono verificate forti perdite fino a 112 milioni di dollari al giorno, restando però nei range tipici dei pullback ciclici.
Intanto alcune balene hanno iniziato a trasferire gli asset: un wallet ha spostato 400 BTC, pari a 45,5 milioni di dollari, su Ethereum tramite Hyperliquid, aprendo posizioni long con leva per oltre 68.000 ETH su diversi wallet. Un comportamento che sembra più orientato a massimizzare i profitti.
Bitcoin non sta cambiando trend: è solo una correzione tecnica
Gli analisti leggono il recente calo di Bitcoin come un riposizionamento tattico, non come un segnale di debolezza strutturale.
Il CEO di NoOnes, Ray Youssef, ha spiegato: “Il calo è meno legato ai fondamentali e più a un riassetto strategico da parte dei partecipanti, in risposta alle condizioni attuali del mercato”.
La correzione è arrivata dopo un uso eccessivo della leva sopra i 124.000 dollari, accompagnata da un raffreddamento della domanda spot e da profitti non realizzati accumulati dai trader.
A pesare sono stati anche i dati sull’inflazione USA, che hanno spiazzato il mercato e ridimensionato le aspettative di un taglio dei tassi di interesse a settembre.
Youssef ha affermato: “Quando c’è troppa leva e incertezza macro, il mercato tende a scegliere un riassestamento dei prezzi”.
Nonostante tutto, Bitcoin si sta mantenendo sopra i 100.000 dollari da oltre tre mesi. Anche durante l’ultimo ribasso a 112.600 dollari, i rialzisti hanno difeso il supporto, evitando il crollo della struttura rialzista.
Il supporto psicologico tra 100.000 e 110.000 dollari resta quindi cruciale. Sopra questo range, l’offerta strutturale non mostra cedimenti.
Secondo Youssef, “se i 112.500 dovessero reggere e Bitcoin rimbalzazze, potrebbe consolidare nel breve per poi puntare di nuovo ai massimi — e forse superarli”.
Una discesa netta sotto i 112.000 dollari, invece, aprirebbe la strada a un ritracciamento verso i 110.000 e, in assenza di nuovi catalizzatori macro, anche verso i 105.000 dollari.
Il ritorno di propensione al rischio e l’immissione di nuova liquidità potrebbero “riaccendere rapidamente lo slancio dell’asset”, con alte probabilità di un “ritorno sopra i 124.000 dollari nel prossimo movimento rialzista”, spinto dalla domanda istituzionale.

- XRP si prepara al grande giorno: l’ETF debutta il 13 novembre
- 5 motivi per cui Bitcoin è in calo e cosa aspettarsi nei primi mesi del 2026
- Come diventare crypto-milionari nel 2026? ChatGPT svela il segreto
- La tabella degli Anni per fare Soldi: funziona o è una leggenda metropolitana
- La banca svizzera AMINA è la prima in Europa a lanciare i pagamenti in Ripple
- XRP si prepara al grande giorno: l’ETF debutta il 13 novembre
- 5 motivi per cui Bitcoin è in calo e cosa aspettarsi nei primi mesi del 2026
- Come diventare crypto-milionari nel 2026? ChatGPT svela il segreto
- La tabella degli Anni per fare Soldi: funziona o è una leggenda metropolitana
- La banca svizzera AMINA è la prima in Europa a lanciare i pagamenti in Ripple