Il 20% dei Bitcoin è perso per sempre: anche Ethereum rischia?
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Nel corso degli anni, periodicamente, è tornato a galla l’argomento tabù dei Bitcoin persi per sempre, ma molto meno si parla di quanti Ethereum siano realmente irrecuperabili.
La differenza di attenzione dipende probabilmente dal fatto che Bitcoin ha una fornitura limitata e molto più bassa rispetto a Ethereum.
Di conseguenza, la quantità di monete perse ha un impatto maggiore sul valore del Bitcoin. Al contrario, Ethereum conta su un’offerta molto più elevata e illimitata e per questo la perdita di token sembra incidere meno.
Eppure, anche una quota di Ethereum, e il suo relativo valore, risulta ormai definitivamente persa, come emerge da una recente ricerca.
Oltre il 5% dell’offerta di Ethereum è persa per sempre
A fare luce su questo gap del valore di Ethereum è stato un analista crypto, Conor Grogan, che ha pubblicato su X i risultati della sua indagine.
Una quantità importante di ETH è andata persa nel tempo. In dieci anni di funzionamento della blockchain, errori degli utenti e sviste tecniche hanno portato a rendere irrecuperabili diversi milioni di ETH.
Il report inizia con una panoramica sulle circostanze in cui gli errori umani hanno portato alla perdita totale di centinaia di migliaia di Ethereum. Il ricercatore cita almeno 913.111 ETH, per un valore superiore a 3,43 miliardi di dollari, già persi per sempre: si tratta di oltre lo 0,76% dell’offerta totale.
Tra questi casi, uno dei più noti è il bug del Parity Multisig della Web3 Foundation, che ha bloccato per sempre 306.000 ETH.
In un altro caso, un contratto difettoso di Quadriga ha intrappolato 60.000 ETH, mentre il mint degli NFT di Akutars ha provocato la perdita di altri 11.500 ETH a causa di un errore nel processo di minting.
A questi si aggiungono oltre 25.000 ETH inviati dagli utenti a un indirizzo di burning, quindi distrutti definitivamente.
La ricerca include anche il famoso wallet di Rain Lõhmus, che contiene 250.000 ETH. Pare che Lõhmus abbia speso 75.000 dollari per acquistare i token al momento del lancio di Ethereum. Peccato però che l’imprenditore e fondatore di LHV Bank abbia perso le chiavi di accesso. Il wallet, oggi, vale quasi un miliardo di dollari ma resta irraggiungibile.
Se si considerano anche i token annullati col burning, la cifra cresce
Se si va oltre i semplici errori umani, il numero di ETH fuori circolazione sale ancora.
Con l’introduzione dell’EIP-1559 nel 2021, una parte delle transazioni su Ethereum prevede il “burning” di una quota di ETH, che viene rimossa per sempre dal mercato.
La somma di questi ETH annullati, secondo Grogan porta il totale di ETH mancanti a oltre 5,3 milioni di unità, pari a circa 23,5 miliardi di dollari. Il totale raggiunge così oltre il 5% dell’intera offerta di Ethereum.
Quanti ETH sono veramente persi?
Il ricercatore ha spiegato che le sue stime non includono i casi di utenti che hanno perso le chiavi private o dimenticato i wallet creati all’inizio della blockchain (Genesis wallet).
Includendo anche questi casi, la quantità di ETH definitivamente persa diventa così ancora più alta, rendendo difficile fornire una cifra precisa.
Il confronto con Bitcoin
Rispetto a Ethereum, si stima che circa il 20% dell’offerta totale di Bitcoin sia ormai persa per sempre.
Considerando che il massimo di Bitcoin emessi sarà sempre 21 milioni, ogni BTC perso riduce la disponibilità reale per gli investitori.
Per questo motivo, la perdita di Bitcoin ha un impatto ancora più grande sul valore del token rispetto a quella di Ethereum, la cui offerta non ha limiti e continua ad aumentare con il tempo.
Viste queste premesse, è chiaro che Ethereum potrà continuare a permettersi di “perdere” una quota maggiore della propria offerta senza conseguenze immediate. Quindi la quantità di ETH irrecuperabili continuerà a crescere.
Questa constatazione non fa che riaccendere l’attenzione su un fenomeno noto da tempo: errori tecnici e mancanza di attenzione verso la conservazione delle chiavi possono avere effetti irreversibili, sia per Bitcoin che per Ethereum.
La scarsità indotta è una strategia per creare valore
Non solo burning, sono diverse le strategie che mettono a punto i team che sviluppano un progetto crypto per aumentarne il valore.
Una soluzione in questo senso viene dallo staking. Una quantità di token emessi viene volontariamente bloccata per erogare ricompense a chi decide di immobilizzare i propri token e sottrarli alle dinamiche di domanda e offerta sul mercato del trading. Anche il progetto Snorker Token (SNORT) adotta questo tipo di strategia.
Il bot di Telegram pensato per intercettare le migliori occasioni ancora in fase di lancio è adesso in presale e offre già la possibilità di bloccare i token appena acquistati per ottenere in cambio una ricompensa variabile. La percentuale di rendimento dinamica varia in base alla quantità di token bloccati nella pool e così sottratti al mercato al momento della quotazione su exchange.
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