L’ascesa di XRP: storia, successi e prospettive future
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Da mesi Ripple e il suo progetto crypto nativo XRP dominano le prime pagine dei giornali specializzati in crypto e nella stampa mainstream.
Perché questo sistema alternativo di pagamenti transfrontalieri suscita così tanto interesse e in che modo ha costruito la propria fama? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Le origini di XRP e la differenza tra Ripple e XRP
Nel 2012 nasce XRP, token nativo di una nuova rete blockchain progettata da un team di sviluppatori guidati da David Schwartz, Jed McCaleb e Arthur Britto. Bitcoin aveva fatto il suo debutto da poco, nel 2009, e aveva già dato prova delle sue profonde lacune come sistema alternativo di pagamento. Per questo i tre decidono di creare un sistema più efficiente per i pagamenti digitali: un asset sostenibile, veloce e a basso costo da usare per trasferire valore.
Nello stesso periodo nasce anche l’azienda Ripple (all’epoca chiamata NewCoin, poi OpenCoin), fondata da Chris Larsen insieme a McCaleb. L’idea è sviluppare soluzioni di pagamento basate su questa nuova tecnologia.
Ripple e XRP, dunque, non sono intercambiabili e rappresentano entità distinte.
Ripple è una società fintech (fondata nel 2012) che costruisce soluzioni per pagamenti internazionali, come la rete RippleNet, collaborando con banche e aziende.
XRP, invece, è la crypto, indipendente dalla società, pensata per consentire transazioni rapidissime e dai costi minimi, ideale per spostare denaro tra diverse nazioni in pochi secondi.
La blockchain su cui XRP si muove è chiamata XRP Ledger (XRPL): un registro distribuito decentralizzato dove le transazioni in XRP vengono verificate e registrate pubblicamente.
In sintesi, Ripple (la società) sviluppa software e servizi per il mondo finanziario, mentre XRP (il token) è la moneta digitale utilizzata in alcuni di questi servizi ma non è di proprietà di Ripple.
In origine, Ripple ha ricevuto 80 dei 100 miliardi di XRP creati all’avvio della rete. Token che Ripple ha bloccato in buona parte in forma di escrow e il cui rilascio sul mercato è programmato. Ciò garantisce che l’azienda non possa inondare il mercato di XRP, mantenendo sempre il controllo dell’offerta.
RippleNet e XRP Ledger: come funziona l’ecosistema Ripple
Sin dagli esordi RippleNet si occupa di velocizzare e semplificare i pagamenti transfrontalieri. Per farlo opera in sincro con banche, fornitori di pagamenti ed exchange di criptovalute. La vera innovazione è la decentralizzazione del processo e la riduzione del numero di intermediari coinvolti in transazioni pressoché istantanee.
XRP rappresenta un ponte per collegare i vari enti coinvolti nei trasferimenti di valore ma con una velocità imbattibile rispetto ai sistemi simili già esistenti, come SWIFT.
Per capirci. RippleNet offre il servizio On-Demand Liquidity (ODL) che non richiede l’impiego di conti pre-finanziati in diverse valute estere, ma converte all’istante la valuta di partenza in XRP, invia XRP alla destinazione e lì lo riconverte nella valuta locale. Non solo l’operazione è istantanea, ma i costi sono irrisori nell’ordine della frazione di centesimi.
I vantaggi di questo sistema sono evidenti. Le banche non devono tenere capitale immobilizzato per favorire le transazioni transfrontaliere e garantire il cambio valuta.
Altro punto di forza deriva dalla natura decentralizzata dell’ecosistema che permette a chiunque di partecipare alle transazioni.
La convalida dei blocchi della blockchain avviene in modo diverso rispetto a Bitcoin (proof-of-work) o Ethereum (proof-of-stake). In breve, impiega un algoritmo di consenso federato in cui una rete di validatori indipendenti (noti e fidati) si accorda sulle transazioni da confermare. Processo che impiega 3-5 secondi, con un consumo energetico minimo e capacità di gestire migliaia di transazioni al secondo.
Per mantenere la rete libera da spam ogni transazione comporta il burning di una minima parte di XRP. Questo è l’unico costo.
La lunga controversia legale con la SEC
La ragione per cui negli ultimi anni si è tanto parlato di XRP riguarda anche l’annosa vicenda legale che ha tenuto col fiato sospeso l’intero comparto crypto.
A dicembre 2020, la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti ha citato in giudizio Ripple e due suoi dirigenti. L’accusa era di aver infranto la legge sui titoli con la vendita di XRP che aveva generato una raccolta di 1,3 miliardi di dollari.
Dopo la denuncia della SEC molte piattaforme hanno delistato XRP. Lo ha fatto anche Coinbase provocando un crollo del valore del token di oltre il 70% nel giro di pochi giorni. Alla fine del 2020 il prezzo di XRP è passato da circa $0,65 a $0,17. Per questo XRP ha perso il treno del formidabile rally delle altcoin del 2021.
La battaglia legale tra Ripple e la SEC è durata oltre quattro anni. Ripple ha contestato con forza le accuse, sostenendo che XRP non fosse un titolo azionario ma una valuta come Bitcoin o Ether, che la stessa SEC non considerava security.
La situazione è uscita dallo stallo in cui si trovava solo a luglio 2023, quando la giudice Analisa Torres della Corte Distrettuale di New York ha emesso l’attesa sentenza parziale che scagionava XRP dall’accusa di essere “un titolo non registrato”. In più, la sentenza specifica che le vendite di XRP sul mercato secondario (ad esempio tramite exchange, ai piccoli investitori) non rappresentavano offerte di titoli.
Una volta segnato il precedente, l’intero mercato crypto ha tirato un respiro di sollievo: le criptovalute scambiate in modo decentralizzato non entrano di fatto nella categoria di “security”.
La giudice ha però dato ragione alla SEC in parte ritenendo che le vendite dirette di XRP fatte da Ripple a investitori istituzionali (per circa $728 milioni) violavano effettivamente le normative sui titoli.
In altre parole, la modalità di vendita faceva la differenza giuridica. In un primo tempo Ripple è stata multata con una sanzione di $125 milioni per queste violazioni, decisione alla quale la società si è appellata.
La sentenza di luglio ha portato subito dei risultati. XRP è tornato su gran parte dei listini dai quali era stata esclusa.
La battaglia legale, però, non era ancora conclusa. La Commissione che vigila sui mercati USA ha optato per il ricorso contro parte della sentenza a ottobre 2024.
Quella che sembrava una storia senza fine ha subito una svolta chiave con l’elezione di Trump e il cambiamento del clima politico. A inizio 2025 la presidenza della SEC è passata a una posizione nettamente pro-crypto.
Finalmente, a marzo 2025, è arrivato l’epilogo: la SEC ha rinunciato al suo appello e le parti hanno patteggiato. Ripple ha accettato di pagare una multa molto più contenuta, 50 milioni di dollari invece dei 125 milioni inizialmente previsti.
Il precedente legale è stato così definito. La SEC ha rinunciato al punto più contestato: le crypto non possono essere paragonate a titoli azionari, security.
Il CEO di Ripple, Brad Garlinghouse, ha definito la conclusione della vicenda “una vittoria” e una resa da parte della SEC “attesa da troppo tempo”.
Da anni il prezzo di XRP è sulle montagne russe
La parabola del prezzo di XRP ha riflesso fedelmente queste vicende tra crolli e rimbalzi spettacolari.
Dal tonfo del 2020 all’improvviso recupero durante l’insediamento dell’amministrazione Trump, il prezzo di XRP ha vissuto forti oscillazioni.
A dire il vero, la prima avvisaglia di cambiamento è avvenuta a luglio 2023.
La sentenza favorevole del giudice Torres ha innescato un’ondata di acquisti improvvisa: nel giro di 24 ore XRP è passato da circa $0,42 a picchi di $0,92, più che raddoppiando di valore praticamente da un giorno all’altro. Il miglior risultato tra le maggiori crypto in quel periodo.
L’accanimento della SEC e i tentativi di ribaltare il risultato della sentenza hanno tenuto il prezzo frenato ancora a lungo.
A novembre, dopo la notizia delle dimissioni del presidente della SEC Gary Gensler (considerato dalla comunità crypto come ostile al settore), XRP è schizzato a 3 dollari, livelli che non registrava da gennaio 2018.
In seguito, e per buona parte del 2025, il prezzo si è mantenuto intorno a 2 dollari. Nemmeno la fine definitiva della causa contro la SEC ha permesso al prezzo di tornare sulla soglia del precedente record di prezzo di 3,18 dollari.
Nonostante le forti fluttuazioni, il trend generale di XRP negli ultimi mesi è decisamente in recupero. A maggio 2025 il token si muove intorno a $2,4, con una capitalizzazione di mercato di circa 130 miliardi di dollari.
XRP ha riconquistato il suo posto tra le prime 5 criptovalute al mondo per valore di mercato.
Mentre Bitcoin è tornato a superare la soglia psicologica dei 100.000 dollari a maggio, XRP ha saputo cogliere le rinnovate opportunità.
Per esempio, il colosso dei derivati CME Group ha annunciato il lancio di contratti futures su XRP, che si sommano a quelli su Bitcoin ed Ether.
Adesso ci sono diverse richieste di approvazione di ETF spot legati a XRP al vaglio della SEC, dimostrando il crescente interesse istituzionale.
Il CEO di Ripple partecipa a un summit storico alla Casa Bianca
Il riscatto di Ripple è avvenuto ufficialmente quando il neo-insediato Presidente Donald Trump ha ospitato alla Casa Bianca il primo “Crypto Summit” della storia. All’evento hanno partecipato le figure più importanti del settore, compreso Brad Garlinghouse, CEO di Ripple, fianco a fianco con altri nomi di spicco come Michael Saylor (Strategy), Brian Armstrong (Coinbase) e i gemelli Winklevoss.
Durante l’evento, il Presidente Trump ha fatto riferimento per la prima volta alla riserva strategica di criptovalute degli USA. Con un ordine esecutivo firmato in quei giorni, Trump ha proposto di destinare le criptovalute sequestrate in procedimenti legali (come i Bitcoin confiscati) a un fondo pubblico, e di non venderle mai.
In quel contesto, Trump ha fatto riferimento a XRP e a poche altre crypto, oltre Bitcoin, che meriterebbero di far parte di questo speciale fondo.
Garlinghouse, non ha perso l’occasione per celebrare questo cambio di rotta e l’inclusione ufficiale di XRP nell’olimpo della finanza statunitense. Con un post su X, ha ribadito che l’intenzione di includere XRP in un ipotetico fondo statale legittima l’intero comparto crypto oltre Bitcoin.
Il CEO di Ripple si è detto “lieto di vedere l’incredibile supporto da parte di questa amministrazione” verso il settore.
Per Garlinghouse, la definizione di un set di regole chiare significa appianare le condizioni di partenza per le società crypto rispetto alle altre società fintech. Definire un “campo di gioco equo” (level playing field) per tutte le criptovalute significa anche evitare inutili rivalità tra le società per lavorare insieme e promuovere normative sensate tali da favorire l’innovazione negli Stati Uniti.
Questo summit è stato definito “storico” dai partecipanti, segnando una netta inversione di rotta rispetto all’approccio restrittivo del precedente governo. L’amministrazione Trump, attraverso la voce del suo Crypto Zar David Sacks, ha ribadito l’impegno a operare “alla velocità della tecnologia” per mantenere le promesse fatte alla comunità digitale.
Una cooperazione di questo livello potrebbe, secondo Garlinghouse, dare impulso alla definizione di un quadro normativo chiaro su diversi aspetti, dall’approvazione degli ETF spot sulle crypto alla definizione delle regole sulla riserva strategica.
Per Ripple e per l’intero settore crypto, l’invito alla Casa Bianca ha rappresentato una svolta netta.
Ha dimostrato che le criptovalute, XRP inclusa, non sono più relegate ai margini o trattate solo come strumenti speculativi. Rappresentano invece degli asset strategici a livello nazionale.
Prospettive future per XRP: pagamenti globali e adozione istituzionale
Nuove prospettive si aprono ora per XRP.
Ripple potrà tornare a concentrarsi sullo sviluppo del proprio business, offrendo a banche e istituzioni un prodotto libero da incertezze legali negli USA.
Già oggi, la rete RippleNet vanta centinaia di istituti finanziari in oltre 50 paesi, tra cui nomi del calibro di Santander, American Express, Standard Chartered e SBI Holdings.
Il servizio On-Demand Liquidity è operativo in oltre 70 mercati e gestisce volumi sempre crescenti. Solo nel 2023 Ripple ha totalizzato transazioni ODL per oltre 30 miliardi di dollari.
La rilevanza strategia di XRP risulta evidente e in costante crescita, specie in ambiti come le rimesse internazionali (dove velocità e costi bassi fanno un’enorme differenza per milioni di migranti e famiglie).
Non a caso l’Asia si sta affermando come luogo d’elezione per l’espansione di Ripple. In Giappone, ad esempio, l’alleanza strategica con il gigante finanziario SBI (azionista di Ripple) sta portando risultati concreti: si stima che quasi l’80% delle banche giapponesi sia pronta ad adottare XRP nei propri sistemi di pagamento entro il 2025.
Un tale livello di penetrazione potrebbe rivoluzionare il modo in cui avvengono i trasferimenti di denaro nel paese, rendendoli istantanei e a costo contenuto, e diventare un modello per altre economie avanzate.
Anche altre nazioni dell’area Asia-Pacifico e del Medio Oriente mostrano interesse. Un esempio eclatante è l’apertura di Singapore ed Emirati Arabi alle crypto, con normative aperte e inclusive. Qui banche locali e società di cambio valuta già utilizzano (o stanno testando) la tecnologia di Ripple per facilitare i flussi transfrontalieri.
Qualcosa potrebbe muoversi anche sui mercati occidentali, alla luce dei risultati positivi ottenuti nella controversia con la SEC.
Alcune grandi banche americane aspettavano chiarimenti normativi e ora potrebbero integrarsi a RippleNet o utilizzare XRP per ridurre i costi dei pagamenti internazionali dei propri clienti business.
Malgrado la morsa che ne ha limitato lo sviluppo, Ripple ha continuato a stringere collaborazioni chiave con altre società. Di recente ha lanciato una stablecoin ancorata al dollaro, RLUSD sulla sua rete e ha acquisito aziende nel settore del trading e della custodia crypto. Questi passi indicano la volontà di costruire un’infrastruttura completa attorno a XRP capace di rispondere alle necessità dei singoli utenti e delle grosse istituzioni.
Gli analisti prevedono che XRP possa giocare un ruolo sempre più cruciale nei pagamenti globali.
Grazie alla sua capacità di trasferire valore in pochi secondi e scalare a volumi elevati, XRP è candidabile come “ponte” tra valute differenti in un sistema finanziario internazionale più interconnesso.
Se un numero crescente di banche adotterà la liquidità on-demand di Ripple, circuiti tradizionali come SWIFT potrebbero dover cedere parte del loro monopolio nella gestione dei flussi monetari.
Naturalmente la concorrenza non manca: esistono altri progetti blockchain dedicati ai pagamenti (per esempio Stellar, nato per iniziativa dello stesso McCaleb dopo la sua uscita da Ripple).
Inoltre, le stablecoin in dollari sono diventate uno strumento molto usato per spostare valore su blockchain diverse. In più, XRP gode già di una rete di utenti istituzionali ampia e di un vantaggio tecnologico in termini di velocità/costo che pochi possono eguagliare.
Molto dipenderà dalla capacità di Ripple di consolidare la fiducia riconquistata.
Ora la maggiore sfida per XRP, dopo aver operato per cinque anni “con il freno a mano tirato”, sarà superare una certa apatia che ha travolto il mercato e ritrovare slancio per innovare.
Ci sono segnali incoraggianti: nuove partnership commerciali, possibili integrazioni di XRP in progetti di CBDC di alcuni paesi, e un generale clima normativo più favorevole in diversi angoli del mondo. Ripple dal canto suo ha le risorse (anche economiche, dopo i finanziamenti raccolti e le vittorie legali) per allargare la propria base di utenti.
In definitiva, la storia di XRP finora è stata un percorso a ostacoli tra innovazione finanziaria e sfide normative, ma il token ne esce rafforzato e con una rinnovata credibilità.
Per un pubblico di appassionati di criptovalute, XRP rappresenta un caso di studio affascinante. È nato come soluzione tecnica brillante, poi ostacolato dalle autorità, infine riconosciuto e pronto a giocare un ruolo da protagonista nei pagamenti del futuro.
Se Ripple riuscirà a massimizzare i vantaggi che vengono da questo momento favorevole, XRP potrebbe diventare sempre più invisibile ma ubiquo. Cioè potrebbe diventare uno strumento chiave nell’infrastruttura di banche e aziende per spostare denaro istantaneamente attraverso i confini, senza quasi che l’utente finale se ne accorga.
Le prospettive attuali suggeriscono che XRP abbia tutte le carte in regola per ritagliarsi un posto di primo piano nell’infrastruttura finanziaria globale che verrà.
Un futuro in cui inviare denaro all’estero sarà facile e veloce quanto mandare un’e-mail. In cui sigle come XRP saranno sinonimo di efficienza e innovazione nei servizi finanziari .
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